Ricordo quando da bambino andavo a raccogliere le olive. La sveglia suonava presto, la terra, l’ erba ancora bagnata dalla brina. Non ne raccoglievo poi cosi tante, per me era più un gioco.
I nonni tenevano in piedi questa tradizione, come altre tipo la vendemmia, l’ uccisione del maiale dando a tutto un senso di evento, quasi aspettato, che univa la famiglia ormai allargata. Con la scomparsa di questa generazione tante tradizioni sono andate scemando e credo sia successo cosi in tante famiglie che vivono nel medio-alto vastese.
Oggi anche se le olive si raccolgono ugualmente, magari il fine settimana perché non si lavora, oltre alle tradizioni si stanno perdendo anche gli uliveti. E’ triste quando capita di andare in un bosco e trovare tra le querce le piante d’ ulivo, come resti di una civiltà che ha vissuto questi luoghi.
La verità è che non c’è più guadagno con le olive, con l’ olio e chi lo fa ancora è perché ha queste piante e gli dispiace abbandonarle.
Quando in Abruzzo sono nate realtà di consorzi oleo-vinicoli nessuno ha pensato o non ha mai voluto spronarne la creazione sulle nostre colline. Perché non hanno dato questa possibilità al medio-alto vastese? Trovare nei nostri paesi una persona che vive solo di agricoltura fa quasi notizia e pensare che era l’ attività principale della maggior parte dei nostri avi.
Mi rendo conto che i politici del passato ci hanno escluso da tante possibilità e che quelli del presente continuano su questa linea, magari facendo finta che la colpa è sempre e solo di quello che c’è stato prima.
Gabriele Potente
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